FOREX TRADING : Come Iniziare

Quando si parla di Forex e di Trading in generale la persona media si immagina quegli individui che si vedono nei film che lavorano a Wall Street, che devono prendere decisioni importantissime in mezzo al caos nel giro di pochi secondi.

Un lavoro tutto adrenalina e stress in cui non ci si può staccare dallo schermo per più di due secondi. Ecco perché solitamente vengono attratti dal trading individui amanti del rischio e in cerca di emozioni forti.

In realtà il trading fatto come privato è l’esatto opposto e solitamente le persone più misurate e dotate di controllo delle proprie azioni ed emozioni hanno successo.

Inoltre ci sono molti stili di trading e non necessariamente bisogna fare trading intraday aprendo e chiudendo operazioni molto velocemente. Certamente è possibile, ma non è l’unica via, anzi non è assolutamente consigliata per i principianti e per chi non ha il tempo di fare trading full time.

Realisticamente la situazione classica di una persona è quella di avere un lavoro che porta via tempo. Mollare il lavoro e fare trading a tempo pieno immediatamente richiede una disponibilità di capitale che non tutti hanno perché verrebbe a mancare il reddito fisso proveniente dal lavoro che ti permette di far fronte alle spese quotidiane e di destinare una parte del tuo capitale al trading.

Inoltre la pressione psicologica di dover guadagnare per forza con il trading perché è l’unica fonte di reddito è un grosso peso da sopportare, che può causare errori e perdite.

Come fare allora? Inizialmente ci si può specializzare in tecniche di lungo periodo che richiedono un’analisi dei grafici del prezzo solo per qualche dozzina di minuti la sera.

Questo tipo di strategie permettono a tutti di iniziare a fare trading e hanno una percentuale di vincita molto alta perché non si è soggetti al rumore di mercato, cioè ai movimenti erratici del prezzo di breve periodo.

Questo è un modo intelligente e responsabile di avvicinarsi al trading con la potenzialità di crearsi una rendita aggiuntiva anche importante. Quando poi si diventa più bravi e i profitti del trading cominciano ad accumularsi si può pensare di fare il grande passo, mollare il lavoro e vivere di trading.

Ma questo è un passo solo successivo. Per tutti quelli che vogliono iniziare la scelta più saggia è quella di iniziare con il trading di lungo periodo.

LEADERSHIP AZIENDALE : Creare Teams Vincenti Tramite Obiettivi

Ti suggerisco di munirti di penna e un foglio per gli appunti e scrivere tutto quello che riterrai utile per definire i tuoi obiettivi durante la lettura di questo articolo.

“Ogni obiettivo è come un sogno con le gambe: è destinato a condurvi da qualche parte!”
Loseph O’Connor e Andrea Lages

Sono molti gli studi sui team di successo che hanno evidenziato gli obiettivi come fattore determinante per la motivazione. Per avere buoni risultati è necessario avere obiettivi chiari. Una persona senza obiettivi è come una nave senza porto di destinazione. Dove andrà a finire?

“Quando non sapete quello che volete, finite spesso dove non vorreste essere.”
Bob Green

Naturalmente gli obiettivi devono essere definiti in funzione della competenza delle persone. Ad un neoassunto verranno dati obiettivi semplici mentre ad una persona competente e di esperienza verranno assegnati obiettivi più complessi, ma sicuramente in linea con le sue capacità.

Gli obiettivi sono la strada maestra che ci permette di arrivare al nostro scopo. Un team viene sempre costituito per raggiungere un obiettivo di miglioramento: può essere di prodotto, di servizio o di un processo. La definizione degli obiettivi per un team riveste una particolare importanza e richiede attenzione e impegno da parte della Direzione.

Sull’argomento sono stati scritti molti manuali e testi di personaggi molto noti. In particolare, un formatore americano (Kenneth Blanchard) ha riassunto in un acronimo la definizione di un obiettivo. Questo è SMART:

Specifici: occorre precisare quale deve essere il risultato atteso e in quale area deve operare.

Misurabili: oltre a specificare l’area dove deve agire, al collaboratore bisogna indicare il risultato numerico che deve raggiungere.

Attendibili: l’obiettivo deve essere ragionevole e raggiungibile. Deve richiedere determinazione e volontà ma non deve essere impossibile.

Rilevanti: per essere rilevante un obiettivo deve rientrare nel 20% delle attività di una persona.

Traducibili: l’obiettivo della persona deve poter essere scomposto in tanti obiettivi intermedi, per poter verificare i progressi dell’attività. In questo modo, la performance sarà più elevata.

Se gli obiettivi non hanno queste caratteristiche, difficilmente potranno essere raggiunti.

FARE BUSINESS : Lavorare da Casa Con Internet

Mollare tutto, smettere di andare ogni giorno in ufficio e creare un business dalla propria abitazione? Oggi potrebbe essere il sogno di qualsiasi lavoratore dipendente.

Nella pratica, la vita professionale di ognuno di noi ha subìto dei cambiamenti così profondi e radicali negli ultimi anni da aver rivoluzionato completamente il nostro stile di vita.

In molti casi questi cambiamenti hanno promosso una diversa pianificazione lavorativa, soprattutto per chi ha un impiego dipendente, perché i ritmi di lavoro e le esigenze personali sono diventati sempre più difficili da coniugare.

Tra le tante possibili soluzioni per ritrovare lo spazio e il tempo perduto, una delle migliori è sicuramente quella di costruirsi un’attività da casa propria con il web.

I motivi sono facilmente intuibili: se da un lato la quantità di capitale da investire nell’avviamento del business risulta facilmente accessibile per chiunque, dall’altro internet permette di gestire semplicemente molte delle operazioni e delle esigenze che prima potevano essere assolte solo attraverso una sede operativa di tipo tradizionale.

Sapendo ciò, vi consiglio di prestare la massima attenzione a questi tre ambiti prima di avviare il vostro business casalingo:

1. la ricerca di mercato. Quando si parla di home business è facile pensare di poter espletare qualsiasi attività lavorativa tradizionale anche da casa propria. In realtà, dovete effettuare una ricerca di mercato esaustiva se volete realmente assicurarvi il successo dell’iniziativa;

2. la pianificazione degli spazi e dei tempi di lavoro. Per avviare un’attività da casa è fondamentale trovare dei compromessi di condivisione con la quotidianità casalinga;

3. la pianificazione finanziaria, fiscale e di marketing. È davvero fondamentale preparare con anticipo un buon business plan pianificando ogni fase di start up, in modo da ottimizzare al meglio i costi e massimizzare i benefici.

Oggi l’utilizzo del telelavoro è in forte crescita, sia per i risparmi in termini di costo, sia per l’efficienza che in molti casi è possibile raggiungere. Certo, nonostante presupposti così promettenti, è necessario creare un business che porti con costanza denaro nel proprio conto corrente, pertanto il consiglio è di restare con i piedi ben saldi per terra e pianificare un passaggio graduale dal lavoro dipendente a quello indipendente.

Avviare un business da casa è un’attività semplice ma non per questo accessibile senza un’adeguata preparazione: potrebbe infatti richiedere diverso tempo per entrare a regime e fornire il giusto flusso di introiti.


A cura di Stefano Calicchio 
Autore di Lavorare da Casa con il Web, Il Fattore Network, L’Ufficio Stampa 2.0, Rendite da Ebook, Rendite da Royalty

CURRICULUM VITAE : Come Descrivere Le Attituni Personali

I curricula sono spesso freddi e senza mordente, i selezionatori si ritrovano a dover “giudicare” le competenze di una persona da poche righe. Come fare allora per risaltare agli occhi dei potenziali datori di lavoro?

Il documento che si invia alle aziende con la speranza di essere convocati ad un colloquio conoscitivo deve incuriosire il lettore, fare in modo che possa esclamare alla fine della lettura: “Interessante, voglio conoscere questa persona!”

Solo da poco tempo capita di leggere in un curriculum le attitudini personali e caratteristiche del candidato. Sono fondamentali per la selezione: far capire al lettore chi siamo e quali caratteristiche si possiedono può far la differenza tra un colloquio e un’archiviazione perenne del nostro profilo. Occorre quindi analizzare le proprie capacità e farle risaltare in un paragrafo a parte nel curriculum vitae.

Riporto il paragrafo che utilizzo nel mio curriculum e che mi ha portato ad ottenere grandi risultati rispetto ai miei curricula sprovvisti di tale sezione e ai curricula di altri candidati. Queste sono solo alcune caratteristiche: molte altre se ne possono aggiungere, stando attenti a non appesantire troppo il documento.

ATTITUDINI PERSONALI
“Cordiale con i colleghi, gentile, puntuale, ordinato, attento alle esigenze dell’azienda e soprattutto dei clienti, propenso a collaborare con la Direzione e con i colleghi, orientato al lavoro per obiettivi.”

Con due semplici righe aggiunte al curriculum classico si fanno conoscere al selezionatore le nostre peculiarità, come ci rapportiamo con i colleghi e con la Direzione e la predisposizione a lavorare per obiettivi. Quindi, non solo nel curriculum illustriamo il percorso formativo e professionale, ma comunichiamo anche chi siamo come persone. Sicuramente è molto meno impersonale e più efficace agli occhi del selezionatore.

Un buon vocabolario aiuta tantissimo nella ricerca degli aggettivi corretti per meglio descrivere le attitudini personali nel posto di lavoro. Dedicare il giusto tempo alla ricerca di queste caratteristiche permette di preparare un buon curriculum, accattivante e interessante. Dopo aver scritto la sezione “attitudini personali”, occorre rileggerlo: quando si è convinti che le caratteristiche descritte rispecchino la nostra personalità, anche lavorativa, il lavoro è concluso.


A cura di Claudio Casula 
Autore di Trovare Lavoro in Azienda

MUTUI : Come Fare La Scelta Migliore

Dopo aver individuato l’immobile che fa per noi, siamo chiamati a prendere un’altra decisione importante: quella di scegliere il mutuo migliore.

Si tratta di un passaggio fondamentale, delicato, perché comporterà delle conseguenze per molti anni nella nostra vita. Sarebbe opportuno dedicare molto tempo a questa decisione, cui è legato il nostro futuro budget di famiglia.

Non esiste il mutuo migliore in assoluto. Esiste il mutuo migliore per le nostre specifiche esigenze. Ognuno di noi ha una sua capacità reddituale, una sua propensione al rischio, un suo programma finanziario per la propria famiglia.

Dunque, prima di effettuare tale scelta, è meglio sedersi ad un tavolo e scrivere su un foglio quali programmi si hanno per il futuro, quale rata sarebbe facilmente sostenibile, quali spese impreviste potrebbero presentarsi ecc…

Il panorama bancario offre un fornitissimo ventaglio di soluzioni, alcune semplici da comprendere, altre più complesse. Il primo passo da seguire è sicuramente quello di non accettare subito l’offerta della propria banca. Spesso il direttore ci vuole convincere con frasi del tipo: “Solo perché è lei, è proprio un trattamento speciale…”.

Il web consente ormai di avere un’idea abbastanza chiara delle offerte proposte dai vari istituti di credito, alcuni specializzati proprio nell’erogazione. Tuttavia, spesso, recandoci in filiale, potremmo sentirci dire che il sito non è aggiornato e che le condizioni sono quindi variate.

La scelta tra tasso fisso o tasso variabile è il nodo cruciale della questione. Esistono anche prodotti misti, detti CAP, che presentano un tetto massimo oltre il quale il tasso viene “bloccato”. Tutto dipende dalle aspettative sull’andamento dei tassi di interesse. Dopo aver toccato i “minimi storici”, sembra che essi vadano verso un progressivo rialzo.

Un altro problema è quello del costo delle polizze assicurative, sempre più richieste dalle banche. Alcune addirittura prevedono l’obbligatorietà di tale costo. Dobbiamo dunque considerare tanti fattori, oltre alle spese di istruttoria e all’eventuale accredito dello stipendio su un conto corrente…

Ebbene, bisogna studiare e prepararsi bene per non avere dolorosi rimpianti! Delle volte basta un piccolo investimento per avere tanti vantaggi…


A cura di Guido Di Domenico
Autore di Come Scegliere il Mutuo, Scalping Intraday, Grandi Trades per Piccoli Traders

TECNICHE DI VENDITA : L'Importanza della Consapevolezza

In molte occasioni si è portati a pensare che, per poter concludere una vendita, si deve essere disposti a tutto. Non è così: il vero successo può venire soltanto dall’essere in pace con se stessi, il che non può che derivare dalla soddisfazione di sapere che si è fatto tutto ciò che dipende da noi per ottenere il miglior risultato possibile.

Il successo lo si raggiunge soltanto attraverso l’appagamento, la serenità di sapere che si è dato il massimo, tenendo conto della propria abilità.

Soltanto l’individuo può correttamente essere giudice del proprio successo. Puoi ingannare gli altri, ma mai ingannare davvero, se non per poco tempo, te stesso. Non si può raggiungere la perfezione, ma questo deve essere l’obiettivo a cui tendere per poter realizzare il meglio.

Non raggiungere il cento per cento dei tuoi obiettivi non è un fallimento, indipendentemente da ciò che afferma chi ti sta intorno. Il successo si costruisce con la consapevolezza di ciò che si è raggiunto, proiettando nel futuro i nuovi propositi da perseguire.

Bisogna tener presente che non siamo nati tutti uguali, con le stesse capacità fisiche e intellettuali, non siamo tutti cresciuti nello stesso ambiente, non abbiamo avuto le stesse basi nell’educazione linguistica, non abbiamo tutti le stesse capacità di lavoro.

Ma, pur partendo da presupposti diversi, ci sono caratteristiche che fanno la differenza tra il professionista consapevole e il resto dei lavoratori: nessuno potrà superarvi in qualità importanti, come lo spirito di squadra, l’entusiasmo, la serietà, lo spirito di collaborazione, la lealtà, la determinazione, l’onestà, la sincerità, l’affidabilità e l’integrità morale.

Acquista e mantieni queste doti e il successo nella vendita è assicurato.


A cura di Cesare D’Ambrosio
Autore di Venditore Professionista, Tecniche di Vendita

TRADING IN GIORNATA : Come Migliorare L'Operatività

L’attività dello scalper è molto dinamica. L’operatività deve adattarsi in continuazione ad un mercato in costante evoluzione. Dunque dobbiamo saper interpretare bene cosa sta accadendo per poter trarre maggiori profitti dalla giornata borsistica.

Nel caso in cui fossimo di fronte ad un book nervoso, con falsi segnali e cambiamenti repentini di direzione dei prezzi, sarebbe opportuno applicare stop loss e/o stop profit più stretti. Al contrario, davanti a forti pressioni con spinte sostenute al rialzo o al ribasso, sarà meglio “lasciar correre” il profitto, tenendo aperta la posizione.

Per “leggere” al meglio la giornata di borsa dovremo utilizzare una serie di strumenti, come il cambio euro/dollaro, gli indici europei, le chiusure asiatiche, le news ecc.

Ricordiamoci che facciamo Scalping Intraday per guadagnare, non per provare forti emozioni. Quindi, se il trade è in gain positivo, portiamo a casa i guadagni. Non rimaniamo lì a vedere se il prezzo va dove pensiamo che vada. Al limite lo faremo solo dopo aver chiuso l’operazione in guadagno.

I grafici non ci dicono tutto. Non sono altro che la rappresentazione di quello che è successo fino ad allora. Non ci dicono cosa accadrà in futuro. Usiamoli applicando l’analisi tecnica ma teniamo conto del contesto e del book.

Osserviamo soprattutto il book. Spesso è tutto lì quello che ci serve e non ce ne rendiamo conto. Guardiamo con attenzione il modificarsi degli ordini e riconosciamone l’importanza: sono gli ordini “pesanti” a muovere il prezzo, non siamo di certo noi con i nostri importi irrisori a farlo! Dobbiamo riconoscerli, osservarli, e non fidarci mai. Spesso sono inseriti proprio per ingannare noi…



A cura di Guido Di Domenico
Autore di Scalping Intraday, Scalping d’Assalto, Grandi Trades per Piccoli Traders

CARRIERA IN AZIENDA : Come gestire I Fruppi

Se l’azienda in cui lavori è abbastanza strutturata ti troverai a far fronte a esigenze di diversi gruppi.

Ogni gruppo tenderà al dominio sugli altri creando così una competizione interna, e tale competizione si estenderà anche ai suoi membri. Questa lotta nasce dalla volontà di stabilire chi controlla il potere ed è inevitabile.

Tu puoi però essere diverso, puoi differenziarti. Appartenere a un gruppo è come appiccicarsi addosso un’etichetta: sarai protetto e riuscirai a svolgere bene il tuo lavoro, però sarai anche vittima di esso e non potrai crescere oltre il limite che il gruppo stesso si autoimpone.

Per riuscire in ciò sviluppa un senso di osservazione e non farti imbambolare da chi afferma di non essere interessato al controllo. Anzi, inizia subito a nutrire dei dubbi su queste persone e osservale da vicino.

I gruppi offrono protezione e vita tranquilla, ma allo stesso tempo limitano il tuo operato. Impara subito a controllare le relazioni tra i gruppi e a porti in maniera trasversale per sfruttare tutto il loro potenziale e spingerti verso un avanzamento di carriera.

Per controllare i gruppi e quindi emergere, differenziarti e attirare l’attenzione su di te, devi agire solo dopo aver studiato attentamente l’ambiente lavorativo.

Se l’ambiente di lavoro è altamente performante e il capo lascia spazio a persone che sanno prendersi la responsabilità delle loro azioni, allora devi agire velocemente, prendere in mano la guida del tuo gruppo e condurlo alla vittoria finale. Il tuo gruppo dovrà essere il primo riguardo ad aspetti come: performance, innovazione, gestione, controllo. Devi cioè “prendere il controllo in maniera aggressiva“.

Se invece il tuo capo è dispotico, sa tutto lui, vuole mettere il naso su ogni questione, non passa giorno che non valorizzi il suo operato e metta in discussione i suoi subalterni (insomma di quelli che quotidianamente urlano “Solo io posso prendere decisioni” o “Se non ci fossi io, dove andremmo a finire!”), allora dovrai agire con furbizia.

Il ruolo di despota lo lasci al tuo capo; tu però devi ricoprire il ruolo del conciliatore e mediatore. Il capo, a seconda delle problematiche quotidiane, tuonerà contro un gruppo anziché un altro. Tu dovrai restare sopra le parti, coordinare i reparti e accrescere così la tua personalità e leadership morale, indirizzando la loro energia nella direzione da te scelta. Questo si chiama “controllo passivo“ e rappresenta la forma di dominio più elevata.

In entrambi i casi tu accresci il tuo carisma e le persone ti riconosceranno come leader e si creeranno aspettative nei tuoi confronti. Agendo in questo modo sarai tu a scegliere il giusto posizionamento in azienda e ad agire in maniera consapevole per raggiungerlo.


A cura di Angelo Emidio Lupo
Autore di Fare Carriera in 7 Giorni

EFFICIENZA D'IMPRESA : Come Migliorarla Con La Motivazione

Dare alle persone la possibilità di mettere in evidenza il lavoro che hanno svolto è sinonimo di impresa efficiente.

La presentazione del lavoro compiuto alla Direzione è un momento di crescita dei dipendenti, anche se inizialmente ci sono delle difficoltà per coloro che sono incaricati di effettuare la presentazione, in particolar modo nelle aziende dove non vi è l’abitudine di presentare in pubblico.

Ultimamente, in un’azienda in cui è stato applicato il metodo del “miglioramento continuo”, alla fine del primo periodo di attività si organizzò una presentazione alla Direzione Generale sull’avanzamento dei lavori: era talmente elevata la carica motivazionale delle persone che tutti volevano avere la possibilità di esporre i risultati. Il gruppo decise di estrarre a sorte l’incaricato per la presentazione.

Mi ricordo di un operaio che, incaricato di effettuare la presentazione alla Direzione, dopo averla esposta brillantemente e aver ricevuto insieme a tutto il gruppo una medaglia di partecipazione, la portò a casa e la mostrò con orgoglio alla famiglia.

Il giorno dopo mi venne a cercare e mi testimoniò, con commozione, la sua gratitudine per l’occasione che gli era stata concessa. Mi raccontò l’emozione che aveva provato quando aveva visto l’ammirazione che sprigionava dagli occhi dei suoi familiari, mentre raccontava il lavoro che aveva fatto insieme ai colleghi. In particolare, mi disse che non avrebbe mai dimenticato le parole del figliolo: “Papà, sono orgoglioso di te”.

Quanti di voi hanno una medaglia, ricevuta da ragazzi per attività sportive, e non vi separate da essa perché vi ricorda momenti lieti della vostra giovinezza? Ricordate come eravate felici per la gratificazione ricevuta?

La stessa emozione motivante la si ritrova nel lavoro: un simbolo di riconoscimento può diventare un forte stimolo al miglioramento personale e al rinnovamento della voglia di fare. Moltiplicate questo per ogni dipendente, e avrete come risultato un’impresa efficiente.


A cura di Chiarissimo Colacci
Autore di L’Impresa Efficiente, Il Team Vincente, Leader si Diventa

BUSINESS CON LA CINA : Come Evitare le principali Cause della Cina

Praticamente ogni imprenditore italiano vorrebbe vendere in Cina. Le dimensioni del mercato, il tasso di crescita, le opportunità di questo paese, fanno gola a molti. Pochi però ci riescono, perché?

Nella lista qui sotto ho identificato cinque tra i principali fattori che hanno contribuito all’insuccesso di aziende italiane che hanno provato a fare business in Cina.

Seguire questa check-list potrà permettere di valutare come la tua azienda si posiziona riguardo a questi fattori di rischio, o semplicemente, se non hai ancora un’azienda, prenderne conoscenza per partire con il piede giusto quando sarà il momento.

1. Sottovalutare la barriera linguistica e la distanza geografica. Questi due aspetti, per quanto ovvi, sono troppo spesso sottovalutati. Per arrivare in Cina ci vogliono circa dodici ore di aereo (quando va bene e si può volare senza scali verso la propria destinazione finale), ci sono sei o sette ore di fuso orario e la lingua cinese è assolutamente incomprensibile a chi non ne abbia precedentemente intrapreso lo studio.

Fare affari in Cina vuol dire, ad intervalli più o meno regolari, essere presenti sul territorio cinese e dover fare i conti con questi “dettagli”, che richiedono una certa dose di preparazione ed organizzazione per essere affrontati. È sorprendente constatare come alcuni imprenditori italiani non diano il giusto peso a questi fattori, trovandosi poi in difficoltà che avrebbero tranquillamente potuto evitare con l’adeguata preparazione.

2. Sottovalutare la differenza di mentalità tra noi e i Cinesi. Fare affari in Cina vuol dire inderogabilmente interagire, negoziare e costruire relazioni personali e professionali con persone cinesi.

Ora, questo straordinario popolo, come molti altri popoli asiatici, è spesso molto diverso da noi in quanto a mentalità, abitudini, modo di gestire le trattative e le negoziazioni, etichetta di business ecc. Solo chi dedica del tempo, possibilmente in modo preventivo, alla ricerca ed alla comprensione di questi fattori, può massimizzare le proprie possibilità di successo quando si trova a fare affari in Cina.

3. Pensare di poter affrontare la Cina senza effettuare alcun investimento economico iniziale. Qualsiasi attività di business si decida di intraprendere in Cina, vista la complessità e la difficoltà intrinseca, fisiologica di ogni progetto in questo paese, necessita per forza di cose di alcuni investimenti economici iniziali, che potranno essere abbondantemente recuperati una volta che il business sarà profittevole ma che, almeno inizialmente, devono essere stanziati.

Questo concetto appare di difficile comprensione per molti imprenditori italiani, che vorrebbero che le loro attività in Cina si iniziassero a finanziare da sole immediatamente e che sono restii a fare il primo passo quando si tratta di investire denaro.

4. Pensare di poter gestire il business in Cina a distanza. Molte aziende, pur seriamente intenzionate a fare business in Cina, fanno l’errore di credere che la frequente presenza in Cina di proprio personale, in particolare dell’imprenditore stesso (se parliamo di piccole e medie imprese) o di personale dirigente (nel caso di aziende più grandi) sia un fattore superfluo per lo sviluppo del business.

Ritengono quindi di poter gestire la loro operazione in Cina dall’Italia, magari con un paio di viaggi all’anno per fare il punto della situazione. L’esperienza di molte aziende dimostra che questo modello non funziona.

Decidere di fare affari in Cina vuol dire, almeno nella fase di startup del progetto, pensare ad una frequente presenza sul territorio cinese, unico modo per instaurare solide relazioni di business con i propri partner, gestire le proprie risorse e rendersi conto sul campo della realtà del mercato cinese.

5. Essere carenti nella gestione del proprio team cinese. Molto spesso, per poter operare con successo in Cina, si rende necessaria la costituzione di un team di proprie risorse cinesi, a cui affidare compiti logistici ed amministrativi strategici, che solo una persona di fiducia che conosce il cinese (e una seconda lingua di comunicazione con noi, l’Inglese o l’Italiano) può portare a temine.

Spesso queste risorse, selezionate dall’azienda in modo troppo approssimativo, si rivelano dei veri e propri disastri, in grado da soli di annientare le possibilità di successo dell’azienda in Cina.

Su come gestire al meglio un team in Cina, vedremo alcuni suggerimenti utili in un prossimo articolo.


A cura di Marco Germani
Autore di Business con la Cina

GESTIONE AZIENDALE : Determinare Il Punto di Pareggio Economico

Qualunque imprenditore dovrebbe chiedersi qual è il volume di ricavi della propria azienda che consente di coprire tutti i costi. In altri termini qual è il volume di ricavi in grado di annullare le perdite e da quel momento in poi iniziare a produrre utili.

Non solo: occorre avere ben presente a quanto ammontano le perdite o gli utili in corrispondenza dei volumi di ricavi conseguiti. Questa è la break even analysis.

Ogni azienda sostiene una serie di costi fissi: si tratta in sostanza di costi che non variano in funzione delle quantità di beni o servizi prodotti e venduti. Anche se le vendite sono nulle ed i ricavi di conseguenza sono pari a zero, l’impresa deve comunque sostenere questi costi fissi. La conseguenza è che in assenza di ricavi la perdita sarà uguale ai costi fissi.

Oltre ai costi fissi vi è anche una serie di altri costi detti variabili. Si tratta di costi che si sostengono solamente se l’impresa produce e vende i beni e i servizi. Ovvio che i prezzi di vendita unitari debbano quindi essere maggiori dei costi variabili unitari.

La differenza tra il prezzo di vendita unitario del bene o del servizio ed il relativo costo variabile unitario si chiama margine unitario di contribuzione. Il margine unitario di contribuzione viene destinato alla copertura dei costi fissi.

Quando tutti i costi fissi sono stati coperti si raggiunge il punto di pareggio, Break Even Point (B.E.P.) e da quel momento in avanti ogni margine unitario di contribuzione diventa utile.

La conseguenza di ciò è che l’azienda ha una perdita massima pari ai costi fissi. La perdita si riduce progressivamente fino ad annullarsi quando si raggiunge il BEP. Una volta raggiunto il punto di pareggio si inizia a conseguire un utile che raggiunge il suo massimo alla capacità produttiva massima dell’impresa.

Come affermavo all’inizio, ogni imprenditore dovrebbe conoscere il punto di pareggio e dovrebbe essere in grado altresì di stabilire il livello di utili o di perdite in relazione ai diversi livelli di ricavi.

La conoscenza di questi dati diventa particolarmente interessante quando ci si trova a prendere decisioni quali acquisizioni di nuovi ordini a prezzi determinati oppure quando ci si trova a valutare se svolgere internamente o affidare all’esterno la produzione connessa ai nuovi ordini.


A Cura di Antonio Schirripa
Autore di Il Check Up Aziendale

RISPARMIO : Il Controllo del Bilancio Famigliare

Provate a rispondere alle seguenti domande relative alle vostre uscite del 2010:
- quanto ho speso di riscaldamento?
- quanto ho speso di bollette di energia elettrica – acqua – gas?
- quanto ho speso per l’auto (bollo + assicurazione + officina + carburante)?
- quanto ho speso per la casa (affitto + spese condominiali + tasse + manutenzione)?
- quanto ho speso per le vacanze estive (hotel + spese viaggio + divertimenti)?
- quanto ho speso mediamente ogni mese per gli alimentari?
- quanto ho speso per la scuola dei figli (libri, mensa, trasporti, lezioni private… )?
- quanto ho speso per sport, svago, cultura, divertimento?

La lista potrebbe ulteriormente allungarsi ed essere personalizzata in base alle esigenze, agli usi e ai costumi di ogni famiglia.

L’utilità di una simile analisi è facilmente immaginabile: in un periodo di diffusa crisi, di instabilità ed incertezza economica, è decisamente opportuno avere ben chiaro dove vanno a finire le risorse economiche che si hanno a disposizione, ma soprattutto avere un controllo delle spese per evitare gli sprechi. Sarebbe sciocco rinunciare all’acquisto di cose utili dopo aver fatto spese rivelatesi di minor interesse.

A tale scopo l’informatica ci viene in aiuto e semplifica tale analisi, a patto di saper usare un semplice foglio elettronico (es. Excel, Open Office o Symphony) e avere la costanza di registrare almeno una volta alla settimana le spese sostenute nel periodo.

Conoscendo l’andamento delle spese famigliari inserite con regolarità, sarà certamente più semplice accorgersi per tempo dove si annidano gli sprechi, dove si può migliorare e dove poter fare delle economie senza penalizzare la qualità della vita; una visione più realistica della vostra capacità di risparmio vi aiuterà a fare dei “progetti” di investimenti futuri sostenibili e potrete valutare con maggior precisione i possibili rischi di insolvenza.

La base per una gestione corretta e responsabile delle risorse famigliari sta nella massimizzazione dei risultati, ove però sia possibile anche una minimizzazione degli sforzi. Organizzando le informazioni saprete dove migliorare la vostra gestione finanziaria e, anche in periodi difficili, avrete gli strumenti per decidere consapevolmente il vostro stile di vità.

Ricordatevi sempre: battere la crisi… Si può!


A cura di Alberto Barbieri
Autore di Battere la Crisi, Difesa Personale

GESTIONE AZIENDALE : Come Progettare La Ristrutturazione Finanziaria D'Impresa

Un progetto di ristrutturazione finanziaria non è standardizzabile. Tuttavia è possibile seguire un metodo, alcune tecniche e strategie, per prepararlo e sottoporlo a una Banca. Vediamo insieme le fasi principali:

Fase 1: occorre partire dall’analisi della situazione attuale e dalla riclassificazione del bilancio almeno degli ultimi due anni.

Fase 2: fatta l’analisi della situazione attuale, si procede fissando gli obiettivi che si intende raggiungere con il progetto (questi variano da caso a caso).

Fase 3: stabiliti gli obiettivi, è utile procedere andando a redigere un business plan sia nella parte numerica previsionale sia nella parte descrittiva. In questa fase è molto importante analizzare le previsioni economico/finanziarie che si stimano dopo la ristrutturazione, confrontandole dove è possibile con i dati degli esercizi precedenti; è altrettanto utile redigere una parte descrittiva che spieghi punto per punto le azioni che si vogliono intraprendere, la relativa utilità e i benefici che si andranno ad avere a seguito dell’intervento.

Una volta terminata la redazione del business plan occorre analizzarlo di nuovo provando a vederlo sotto luci diverse: trattandosi di un’analisi previsionale, puoi aiutarti facendo più simulazioni. Lo scopo è che tu valuti attentamente se gli importi inseriti nel progetto sono sufficienti a raggiungere gli obiettivi prefissati sia nel breve che nel medio periodo; inoltre valuta con attenzione l’ipotesi di richiedere nuova liquidità, aggiungendola al progetto.

Fase 4: preparare una copia di tutti i documenti necessari alla presentazione del progetto, facendone un elenco e inserendoli all’interno di un raccoglitore.

Fase 5: terminate le fasi precedenti, occorre fare una cosa che pochissimi fanno, ossia leggere e studiare attentamente il progetto, così da imparare ad esporlo ai vari interlocutori (banche, soci, fornitori, ecc).

Fase 6: iniziare a presentare il progetto ai vari interlocutori, evitando nella presentazione di farsi prendere da stati di ansia o panico (cosa frequente, visto che si parla di soldi). Proprio per evitare questo inconveniente è utile aver memorizzato bene il progetto e saperlo esporre con sicurezza e convinzione, dando così la sensazione a chi sta ascoltando di essere sicuri e motivati nella sua attuazione e nel raggiungimento dei suoi risultati.

Fase 7: non lasciare il progetto in balìa di se stesso. Ciò significa che dopo averlo preparato e presentato, perché vada a buon fine, va accompagnato, cercando di capire se è di gradimento dei vari interlocutori, se è condiviso e accettato o se necessità di alcune modifiche.

Fase 8: se una banca ti dice di no, non arrenderti. Analizza i motivi del rifiuto, studia eventuali modifiche/aggiustamenti, dopodiché presentalo a un’altra banca.


A cura di Roberto Ciompi
Autore di Ristrutturazione Finanziaria di un’Impresa, Farsi Finanziare dalle Banche

TRADING IN GIORNATA : Guadagnare con lo Scalping d’Assalto

Sei stufo di aspettare i lunghi tempi dei corsi azionari? Sei stanco di sentirti dire dal tuo promotore finanziario che prima o poi ci sarà una ripresa? È ora di agire!

Con un’adeguata preparazione potrai misurarti nello Scalping Intraday, conseguendo risultati positivi con operazioni di brevissimo termine. Lo studio serale sulle chiusure di giornata ti aiuterà ad avere le idee più chiare per la seduta successiva.

Comincia a prendere familiarità con i livelli dei prezzi e le formazioni grafiche: devono diventare per te gli strumenti per avere maggiore consapevolezza delle operazioni da effettuare l’indomani mattina.

Soprattutto nella prima ora di contrattazione è possibile sfruttare le oscillazioni dei prezzi a nostro vantaggio. Assecondiamo il movimento in aumento o in diminuzione del prezzo del titolo assumendo una posizione long o short nella prima mezz’ora di scambi. Spesso i guadagni dei traders sono ottenuti proprio in questi primi minuti, in quanto le oscillazioni sono solitamente più sostenute.


A cura di Guido Di Domenico
Autore di Scalping d’Assalto, Scalping Intraday, Grandi Trades per Piccoli Traders, Come Scegliere il Mutuo

GESTIONE AZIENDALE : Come Scrivere un Company Profile

ù che un biglietto da visita, il company profile è un vero e proprio documento che delinea l’identità di una società attraverso l’esposizione chiara e sintetica della sua storia e di tutti quegli elementi che la rendono riconoscibile e la distinguono dai competitor.

Non più relegato alle sole brochure cartacee, sempre più spesso le aziende dedicano al company profile una sezione del loro sito web. Da tenere a portata di mano, può essere inviato a clienti e partner, allegato a preventivi, offerte e richieste di servizi, ma anche a dipendenti e consulenti per condividere con loro valori e informazioni.

Per questa ragione bisogna prestare attenzione al tipo di scrittura adottato, per garantire al lettore una buona fruibilità del testo e all’azienda la giusta percezione da parte del pubblico.

Così come nella produzione di contenuti per il web, anche in questo caso la brevità e la sintesi sono due aspetti da non perdere mai di vista. Inoltre, indice di professionalità è definire e mantenere uno standard che sia sempre lo stesso per tutti i documenti prodotti all’interno dell’azienda: logo, carattere, disposizione del testo sulla pagina ecc.

È importante partire con qualcosa di positivo e attraente: innanzitutto la mission e la vision aziendali (una sola frase ciascuna, breve ma completa) e, subito dopo, il posizionamento sul mercato e i prodotti/servizi offerti (in questo caso, fornire qualche informazione in più di certo non guasta).

Solo a questo punto, catturata l’attenzione del lettore, si può passare alla storia dell’azienda: quando è nata, percorrendo quali strade si è sviluppata ed è cresciuta nel tempo e in che modo ha realizzato il suo stato attuale.

Senza dettagliare eccessivamente date ed evoluzioni, che potrebbero portare a un calo dell’attenzione da parte del lettore, è consigliabile piuttosto descrivere il metodo di lavoro e gli strumenti tecnologici utilizzati (a seconda del tipo di azienda, ovviamente). Nella redazione di questa parte del company profile, bisogna essere precisi e fornire informazioni che facciano percepire l’unicità dell’azienda rispetto alle concorrenti: bisogna riuscire a sedurre il lettore con le parole e mostrargli i vantaggi che può ottenere.

A questo punto possono essere inseriti altri dati che consentono di comprendere meglio la situazione finanziaria e l’assetto aziendale (il fatturato annuo, il numero di dipendenti), di conoscere le certificazioni che l’azienda ha conseguito e i recapiti principali a cui contattarla (indirizzo, email, telefono e fax).

Infine, è opportuno nominare i principali clienti e partner, mettendo in maggiore evidenza quelli che danno lustro alla tua azienda.

Conoscere le tecniche per organizzare un testo aziendale rientra tra le competenze che chi si occupa di trasmettere l’immagine della propria azienda deve possedere: solo applicando il giusto metodo e sviluppando certe abilità legate alla scrittura professionale si può migliorare la percezione da parte del pubblico lettore e rendere la comunicazione più fluida ed efficace, sia con il pubblico interno che con quello esterno.


A cura di Michela Alessandroni
Autrice di Scrittura Professionale

CRISI ECONOMICA : Non Per tutti se Si Va In Oriente

Un gruppo italiano, leader nella moda a livello mondiale, ha archiviato i primi nove mesi del 2010 con risultati in forte crescita: il fatturato ha raggiunto 1,38 miliardi di euro, aumento del 31% e utile netto pari a 156 milioni di euro (pari all’11% delle vendite). L’EBITDA ha raggiunto il valore di 330 milioni di euro.

Anche se il bilancio ufficiale di questa societa’ si chiude il 31 gennaio di ogni anno, e’ stato gia’ annunciato un dividendo “robusto” di 31 milioni di euro, per la gioia degli azionisti. Questi risultati sono stati trainati dalle ottime vendite in Asia (+ 51%), negli USA (+27%) ed Europa (+20%). Proprio a Pechino, nel cuore del mercato asiatico, la griffe mette in scena il 22 gennaio un fashion show con le collezioni primavera-estate 2011 e con la presentazione di alcuni capi inediti creati esclusivamente per l’evento orientale.

L’aspetto patrimoniale del gruppo e’ abbastanza tranquillo, con un concorso del 49% di mezzi propri a supporto del capitale investito (totale attivita’ al 31/01/2010). Un rapido esame del rendiconto finanziario ci fornisce alcuni utili elementi per arrivare alle successive conclusioni.

(Dati al 31/01/2010)

  • Cash-flow della gestione operativa: +280 milioni di euro
  • Cash-flow assorbito dalla gestione investimenti: -142 milioni di euro
  • Cash-flow assorbito dalle attivita’ di finanziamento (dividendi erogati, accensione finanziamenti, rimborso finanziamenti): -125 milioni di euro
  • Cash-flow totale pari a:+13 milioni di euro


La maison di moda produce quindi cassa (cash-flow) per 280 milioni di euro, che viene bruciata (assorbita) dagli investimenti per investire in nuove location (circa 20 negozi all’anno in gestione diretta) e per pagare le rate dei prestiti in scadenza, avanzando quindi cassa per appena 13 milioni di euro destinati a ridurre la posizione finanziaria netta.

Quest’ultima quindi rappresenta il vero tallone di Achille, o meglio, l’aspetto da migliorare con una certa urgenza, ovvero i circa 570 milioni di euro di debiti bancari (bilancio ufficiale al 31/01/2010). Per risolvere questo dilemma il gruppo approdera’ nel primo semestre del 2011 alla borsa di Hong Kong per una probabile quotazione, al fine di reperire mezzi finanziari freschi per sostenere la sua grande corsa ad oriente, area in grande crescita e di forti potenzialita’ e per migliorare la sua posizione finanziaria, costituita da esposizioni creditizie piu’ volte rinegoziate e in scadenza a meta’ 2013.

Questa carrellata di dati economici e finanziari serve solo a stuzzicare la curiosita’ del navigatore alla ricerca di un linguaggio semplice e diretto per la comprensione dei bilanci di un’azienda, grande come la maison trattata (a proposito: avete capito di chi si tratta?) o piccola come l’impresa della porta accanto che vorremmo analizzare per capire qualcosa in piu’, anche se non abbiamo le competenze di base necessarie. Mi entusiasma avvicinare tanta gente al fantastico mondo dell’analisi di bilancio, apparentemente enigmatico e per soli addetti ai lavori, ma in realta’ molto semplice, con un po’ di impegno. Benvenuti!


A cura di Stefano Martemucci
Autore di Analisi di Bilancio Semplice

INTERNET E BUSINESS : Come Scegliere Il Nome Del Sito

La scelta del nome, e di conseguenza dell’URL per un sito web è molto importante. Il nome del sito e il suo indirizzo compariranno, infatti nei motori di ricerca, nelle web directory, nei siti che ci segnalano spontaneamente, o in seguito a scambi o acquisto di link, recensioni, etc…

Avere un nome d’effetto che sia possibilmente breve e facile da ricordare e da associare al nostro prodotto o servizio e, più in generale, alla nostra attività online, è quindi davvero strategico. Eccovi quindi alcuni suggerimenti per scegliere dei buoni nomi a dominio per un nuovo sito web.

Puntate su nomi brevi, termini comuni e facili da ricordare, così da sfruttare anche il passaparola oltre ai motori di ricerca. Scegliete con cura la TLD, ovvero l’estensione, la parte finale del dominio, per intenderci il .it o .com, etc… In linea di massima è bene evitare TLD troppo esotiche o poco note e apprezzate, concentrandosi su .com e nel nostro caso, in quanto italiani, sul .it.

Scegliete la parola o le parole (massimo tre) con cui vorreste essere trovati in rete e che dovranno quindi, verosimilmente, comporre il dominio del vostro sito. Evitate se possibile il trattino o ogni altro elemento che renda il dominio difficilmente pronunciabile, memorizzabile e comunicabile ad altri, anche a voce.

Naturalmente si tratta di indicazioni di massima, di riflessioni e consigli generali che si scontrano poi con la realtà. La realtà a cui mi riferisco è la disponibilità del dominio dei vostri sogni, che spesso è già stato acquistato da altri. Questo vi potrebbe costringere ad optare per delle scelte alternative, come l’utilizzo di più key o l’introduzione del trattino per separarle.

Per aiutarvi a scegliere delle parole chiave da affiancare a quella principale, nel caso il dominio vostra key.ext sia già occupato, esistono degli utili servizi online, chiamati suggeritori di parole chiave. Questi servizi servono per individuare le chiavi di ricerca da utilizzare in campagne AdWords e simili, ma possono essere molto utili sia per chi si occupa di SEO, sia per aiutarvi nella scelta di un nome a dominio che contenga parole molto ricercate dagli utenti.

Se, ad esempio, volete aprire un sito con informazioni e vendita biglietti per concerti, naturalmente il dominio dei vostri sogni potrebbe essere concerti.it o com, net, etc.., ma non essendo disponibile, potrete optare, anche grazie ai suggerimenti di questi siti, su alternative come ad esempio: concertimilano.it o concertirock.com, etc…

Inoltre chi si occupa di SEO sa che il dominio può aiutare il posizionamento di un sito e che la maggior parte delle persone che effettua una ricerca in Google, o in altri motori, cerca due o più parole chiave, difficilmente su google un utente cercherà “concerti”, ma cercherà concerti di un certo tipo nella sua città. Quindi il dominio di due parole potrebbe addirittura essere avvantaggiato. In ogni caso essendo quello “mono key” quasi sempre già registrato, la scelta è obbligata.

Oltre ai suggeritori di parole chiave, esistono poi strumenti appositamente ideati per suggerire nomi a dominio che ne verificano anche la disponibilità. Nel mio ebook ne segnalo alcuni, come ad esempio: bustaname.com. Nel caso però non troviate nessun nome che vi soddisfa, perché tutti quelli che vi interessano sono stati già registrati, non disperate, c’è un’altra possibilità.

In realtà ce ne sono diverse, potreste ad esempio contattare il proprietario del nome di vostro interesse e cercare un accordo per il suo acquisto, oppure aspettare e sperare che alla scadenza il dominio non venga rinnovato, magari affidandovi a dei servizi di backorder internazionali, come pool.com o snapnames.com, o dall’italiano wix.it.

Questi servizi alla scadenza del dominio di vostro interesse inviano numerose richieste di registrazione in modo da aumentare considerevolmente le vostre possibilità di entrarne in possesso. Solo nel caso in cui la registrazione vada a buon fine dovrete poi pagare per diventare proprietari del dominio.

Anche utilizzando questi servizi però non è comunque detto che riuscirete a registrare il dominio che volete, visto che molto spesso, per lo stesso nome in scadenza ci sono più persone interessate che utilizzano servizi di back order, in quel caso, se il fornitore del servizio riesce a registrare il dominio, per la sua assegnazione organizzerà un’asta.

Come vedete esistono molti strumenti che vi possono aiutare nella scelta di un buon nome per il vostro sito web, ma il fattore più importante resta la vostra fantasia.
Infine voglio segnalarvi una tecnica molto semplice per creare dei buoni domini con grande facilità.

Si tratta di unire due parole. La parola di vostro interesse ed un termine generico, magari legato al vostro settore. Ad esempio: vivi+nome città, guida+paese, o blog+nome prodotto o ancora tutto+nome servizio. Provate e vedrete che troverete dei buoni nomi, facili da ricordare e in molti casi ancora disponibili per la registrazione.


A cura di Lorenzo Renzulli
Autore di Guadagnare con i Nomi a Dominio

FINANZIAMENTI : Come Studiare La Documentazione delle Richieste

Quando hai necessità di presentare una richiesta di finanziamento ad una Banca, dopo aver preparato la documentazione da consegnare, bisognerebbe dedicarsi ad un’attività che molti trascurano: leggere e studiare bene tutto. Sembrerebbe banale, ma non è così.

Infatti, accade frequentemente che, per compilare la richiesta di finanziamento, l’imprenditore o una persona fisica si facciano aiutare da un professionista (es. commercialista, consulente, mediatore creditizio o altro), il quale compila e costruisce tutta la richiesta, o il Business Plan e quant’altro necessario.
Tutto ciò va comunque bene: personalmente ritengo utile che l’imprenditore o la persona fisica possano farsi aiutare.

Tuttavia, se la richiesta è stata preparata dal professionista di fiducia, è probabile che colui che richiede il finanziamento la conosca solo parzialmente e non in modo cosi approfondito.
Ti ricordo che la Banca deve finanziare te, non il tuo professionista: per quanto valido, la Banca comunque esige di capire se tu hai ben chiaro cosa stai facendo.

Richiede ad esempio di sapere, nel caso di tu sia un imprenditore, cosa prevedi per la tua azienda nei prossimi anni, quali obiettivi vuoi raggiungere, quali strategie andrai ad attuare, i motivi della richiesta di finanziamento che vai a presentare, ecc. (queste regole valgono anche e se devi acquistare una casa per andarci a vivere o cosa altro tu voglia finanziare).

Mi capita spesso di assistere a incontri in cui l’imprenditore, di fronte a qualche domanda del funzionario di Banca riguardo la documentazione presentata, o alcuni aspetti del Business Plan, o alcuni dati previsionali, si trovi in difficoltà o, più semplicemente, inviti a rivolgersi al suo professionista in quanto egli non si occupa di queste cose. Questa risposta segnala che il soggetto che va a richiedere il finanziamento non ha molto chiaro come sia stata preparata la richiesta, cosa essa contenga e i dati che riporta.

Ritengo questo comportamento molto negativo e, certamente, non dispone favorevolmente il funzionario di Banca verso la richiesta di finanziamento che sta esaminando.

Per evitare ciò, è sufficiente fare una cosa molto semplice: leggere e studiare tutta la documentazione posta all’interno di una richiesta, in particolare se a predisporla parzialmente o totalmente è stata un terza persona di tua fiducia, alla quale è opportuno chiedere eventuali chiarimenti e spiegazioni per quelle parti che possono risultare non chiare, come, ad esempio, alcuni dati del Business Plan.

Questo semplice, ma importante accorgimento, ti eviterà di fare brutte figure di fronte al funzionario della Banca, ti consentirà di rispondere alle sue eventuali domande, trasmettendo la sensazione di avere ben chiaro cosa vuoi e come pensi di ottenerlo. Inoltre, cosa non meno significativa, ti aiuterà a mantenere quella positività che è molto importante per il buon esito della richiesta.


A cura di Roberto Ciompi
Autore di Farsi Finanziare dalle Banche

RISPARMIO : Riscaldamento - Massima Resa Con Minima Spesa

Nelle fredde giornate invernali, non sempre la temperatura della stanza in cui si soggiorna è calda come vorremmo, specie quando i serramenti sono di vecchio tipo (non isolati e senza vetrocamera) oppure quando l’impianto di riscaldamento è stato progettato tanti anni fa, costruito sottodimensionato e gli elementi dei termosifoni sono troppo pochi per la cubatura dell’ambiente (quante volte ci è capitato di avere i termosifoni bollenti e ugualmente la stanza fredda!)

E’ intuitivo rendersi conto che, in una tale situazione, la caldaia del riscaldamento continua a funzionare a pieno regime, usurandosi e consumando molto di più senza però dare dei risultati adeguati; in definitiva si spende di più e si continua a soffrire il freddo…

La prima soluzione che viene in mente è quella di comperare una stufetta elettrica, magari non tanto grande: occasionalmente si trovano in offerta nei centri commerciali per qualche decina di euro e, tempo fa, venivano usate negli uffici, sotto la scrivania, per riscaldarsi le gambe e i piedi; oppure vengono accese nella stanza da bagno per alzare di qualche grado la temperatura dell’ambiente dieci minuti prima prima di spogliarsi per lavarsi o fare la doccia.

Ma ovviamente, anche questi piccoli elettrodomestici, sono dei costosissimi divoratori di energia elettrica, al punto tale che se si accendono contemporaneamente a qualche altro “grande elettrodomestico” – forno elettrico, lavastoviglie, lavatrice, ferro da stiro - potrebbero sovraccaricare l’impianto e far scattare il magnetotermico dell’interruttore generale dell’impianto di casa.

Che fare? In molti casi la soluzione c’è, funziona molto bene, ed ha un costo di esercizio molto contenuto. Basta un semplice ventilatore, anche non molto grande, di quelli che si usano d’estate per “muovere l’aria” e creare nell’ambiente un senso di frescura e di sollievo.

Bisogna però’ che siano soddisfatte due condizioni basilari:

  • i termosifoni devono essere in ghisa o in ferro di tipo “aperto” e non chiuso (in pratica di quelli di forma classica, in cui tra un elemento e l’altro ci puoi far passare una mano)
  • i termosifoni devono essere molto caldi o bollenti, quasi da non riuscire a tenerci appoggiata sopra la mano.


A questo punto è sufficiente posizionare sul pavimento alla base del termosifone il ventilatore, rivolto verso il termosifone e, se possibile, orientato leggermente verso l’alto. In breve tempo (10 - 15 minuti – dipende dalla grandezza della stanza) noterete che la temperatura comincerà a salire e soprattutto il caldo comincerà a diffondersi in modo omogeneo e regolare.

Quindi basta un semplice ventilatore, alla velocità minima, il cui consumo elettrico è inferiore a quello di una lampadina; se poi c’è la possibilità di chiudere la porta della stanza, i risultati si potranno ottenere ancora prima. L’effetto sarà superiore (o equivalente) a quello delle dispendiose stufette elettriche.

Ma anche se non avete il problema dell’impianto di riscaldamento sottodimensionato e quindi anche se la vostra stanza è già sufficientemente calda, con questo piccolo accorgimento, avrete ancora piu’ caldo e quindi avrete la possibilità di tenere ancora più basso il termostato ambiente; di conseguenza, a parità di risultato, la caldaia si accenderà di meno e potrete risparmiare sul metano o sul gasolio.

A volte, con una semplice idea e un po’ di organizzazione, si riesce a migliorare la qualità della vita e, nello stesso tempo, anche a risparmiare. Battere la crisi? Si può!


A cura di Alberto Barbieri
Autore di Battere la Crisi 

LAVORO E CARRIERA : Redigere il Piano di Sviluppo Personale

Molte persone non hanno obiettivi da raggiungere e per questo non ottengono nulla. Se non hai fissato gli obiettivi, non sarai capace di comprendere se stai procedendo bene, non saprai valutare se ti stai avvicinando alla meta o allotanando da essa.

Per non perderti nel grande mare aziendale e navigare a vista, occorre che prenda carta e penna e pianifichi la tua carriera.

I passi da seguire per stilare il tuo piano di sviluppo personale sono:

  • analizzare lo stato attuale;
  • fissare l’obiettivo o gli obiettivi;
  • ideare una strategia;
  • redigere un piano operativo;
  • controllare e monitorare l’avanzamento del piano.


Innanzitutto devi analizzare la situazione attuale, cioè capire qual è il punto di partenza, quali sono i tuoi punti di forza e di debolezza.

Il passo successivo sarà capire dove vuoi arrivare, quali competenze dovrai far tue, che atteggiamenti dovrai assumere. Fissare l’obiettivo ti aiuterà a chiarirti le idee su cosa dovrai fare e soprattutto qual è la direzione da prendere. Prendere consapevolezza del tuo obiettivo farà di te una persona diversa, più determinata e pronta a scartare quelle azioni e comportamenti che oggi variano in base alle esigenze quotidiane.

Solo dopo aver fissato un obiettivo potrai ideare una strategia valida . Ogni cosa, prima di essere realizzata, deve essere immaginata e ideata! Per fare ciò hai bisogno di allargare la tua visione attuale che è ridotta dalle difficoltà quotidiane, dalle emergenze, dal reagire soltanto al presente.

Dovrai proiettarti nel futuro, immaginarti le varie tappe da percorrere e la vittoria da
conseguire. Chiedi sempre di più a te stesso, allarga l’orizzonte della tua prospettiva e guarda il mondo con occhi diversi, non per vedere le cose come speri che siano ma per come potrebbero realmente svilupparsi.

Redigere un piano operativo è un passo fondamentale del piano di sviluppo personale. Qui si incontrano le idee e le azioni, o meglio le idee devono essere tradotte in azioni. Prendi l’obiettivo principale e suddividilo in tanti mini obiettivi. Per ognuno devi assegnarti ruoli, compiti e competenze. Ogni mini obiettivo deve avere la data di inizio e fine lavori.

Il piano va monitorato giornalmente: devi sempre sapere a che punto di esso ti trovi e se stai procedendo nel giusto verso. Controllare e monitorare significa anche avere la capacità di riflettere sul proprio operato e sulla situazione in generale, infatti gli eventi potrebbero farti cambiare il piano o accelerarlo.

Non lasciare il tuo futuro in mano ad altri, definiscilo e programmalo, per approfittare così delle tante occasioni che la vita ci offre.


A cura di Angelo Emidio Lupo
Autore di Fare Carriera in 7 Giorni

GESTIONE DEL PERSONALE : Descrivere il Profilo del Candidato da Selezionare

Uno degli ostacoli più frequenti a cui si va incontro nei processi di comunicazione è causato dalla diversa rappresentazione mentale che la stessa parola può ingenerare nella mente di diversi interlocutori; questo rischio è tanto più grande quanto più la parola ha un significato generico, per cui ognuno può darle una raffigurazione completamente diversa.

E’ un classico l’esercizio che viene proposto nei seminari sulle tecniche di comunicazione, quando si chiede ai partecipanti di esprimere cosa richiama loro alla mente la parola “sedia”; si scopre che qualcuno pensa alla sedia di paglia, qualcuno a quella moderna di plastica, un’altro ancora a quella imbottita da soggiorno e così via.

Il rischio di chi lancia il messaggio, se non specifica il tipo di sedia è, dunqe, quello che uno o può interlocutori recepiscano un’idea molto diversa da quella originale; questo problema può sorgere nei processi di selezione del personale, quando, chi deve assumere, descrive ai selezionatori il profilo del candidato che sta cercando, con parole vaghe e dal significato generico.

Indicare ai selezionatori di voler assumere una persona sveglia, volenterosa, flessibile e disponibile, può portare alla presentazione di un candidato non rispondente alle necessità dell’azienda. Persona “sveglia” può essere interpretato come: capace di capire al volo, capace di fare il lavoro da solo, capace di lavorare senza fare errori, essere proattivo o tutte le cose insieme.

Volere una persona disponibile può significare la necessità di assumere una persona molto collaborativa, o in grado di fare diversi lavori; può però nascondere il desiderio di volere inserire nel team una persona sottomessa.

E’ compito del selezionatore, che a mio giudizio deve essere un professionista, sia esso un dipendente del Personale od un consulente, evocare nella mente del committente, attraverso l’uso degli indicatori di comportamento, l’immagine precisa del candidato che sta cercando. E’ abbastanza semplice mettere a punto il profilo del candidato ideale in termini di conoscenze e capacità necessarie a svolgere la mansione da assegnare.

E’ più difficile descrivere le caratteristiche personali necessarie per quel ruolo; se prendiamo ad esempio la caratteristica “flessibilità“, vedremo che questa è connotata da diversi indicatori di comportamento. Una persona flessibile, a seconda dei ruoli che svolge, deve essere:

  • disponibile a riconoscere il punto di vista degli altri;
  • in grado di adattarsi facilmente ai cambiamenti di situazione sul lavoro;
  • capace di applicare, in modo flessibile, regole e procedure, al fine di realizzare gli obiettivi aziendali.


Questa descrizione aiuterà il selezionatore a capire se ha veramente questa la caratteristica che l’azienda sta cercando.


A cura di Pier Paolo Sposato
Autore di Valutazione e Selezione del Personale, Come Gestire i Conflitti, Capi non si Nasce

FRANCHISING : Come Individuare i Requisiti di un Franchisee

Per aderire ad una contratto franchising dobbiamo chiederci se possediamo le caratteristiche dell’ imprenditore in franchising, se riusciremmo a cogliere i benefici di una formula di questo tipo.

Non è solo questione di capitali, vero è che chi li ha è certo un passo avanti, ma non è sufficiente: l’imprenditore deve riuscire a trasformare un’idea in un business; l’impresa deve riuscire ad autofinanziarsi e deve generare profitto, solo così possiamo consolidare il nostro patrimonio e svilupparci.

Ma su noi stessi, cosa possiamo dire? Siamo davvero compatibili con questa formula da punto di vista personale? Quali sono le nostre attitudini professionali? In che settore ci piacerebbe lavorare? Abbiamo un talento particolare? Quali sono i nostri interessi?Quali i nostri studi?

Perché vogliamo metterci in proprio? Che età abbiamo, quali obiettivi di vita vogliamo perseguire nei prossimi 5 anni, 10 anni? Dove vorremmo vivere? Quanto tempo della giornata siamo disposti a investire nella nuova attività? Ci fa fatica lavorare anche nei giorni festivi?

Il mix delle risposte è capace di definire un quadro differente del nostro profilo e delle nostre attese; suggeriamo di arricchire l’elenco delle domande, di metterle su carta e rispondere secondo una scala di giudizio, da uno a quattro, ove uno rappresenta il 25% e quattro il 100%.

Per ogni attività franchising che stiamo valutando, rispondiamo alle domande e diamoci un voto. Sempre e solo in relazione a quella attività, rispondiamo in maniera spontanea e senza indugiare: il totale ci darà una percentuale di compatibilità del nostro profilo rispetto al tipo di attività che stiamo valutando. In sintesi, la domanda principale alla quale dobbiamo rispondere, per avventurarci in un’impresa di questo tipo, è: “che tipo d’imprenditori siamo?”.

La figura dell’imprenditore autonomo è legata, sovente, a forte individualità, autonomia, iniziativa e leadership. In una formula franchising, per qualche aspetto della gestione, dovremo essere capaci di affidarci alla consulenza del franchisor, quando non sottoporci a veri e propri vincoli commerciali, normalmente e per mix diversi, pubblicità, merci, logistica, se non addirittura per i prezzi, poiché, qualche franchising impone anche questo tipo di leva.

Siamo, quindi, pronti a farci condurre e a rispettare tali vincoli pena, per alcuni franchising, anche la risoluzione del contratto? Non è irrilevante, per alcuni imprenditori; può capitare, per esempio, che alla firma del contratto accettiamo tali condizioni, forse anche distrattamente e, in seguito, ci paiano troppo vincolanti perché vorremmo fare da noi. Lavorare nel franchising significa fare il gioco di squadra, siamo pronti a confrontarci con il franchisor e ad affidarci all’esperienza dei professionisti del titolare del marchio?

Molti imprenditori lavorano d’impulso, agiscono intuitivamente e non ritengono necessario imporsi un metodo e delle scadenze operative. Siamo pronti ad accettare il metodo propostoci e a osservare scadenze, a partecipare a meeting, incontri programmati?

Il franchisor potrà proporvi sessioni d’incontro online, di condividere report, analisi e potrà pretendere un ritorno d’informazioni periodiche della nostra contabilità; alcune volte potrà chiederci di condividere software, database, informazioni sensibili, il fatturato giornaliero o settimanale, i nostri margini, i nostri bilanci, soprattutto quei franchisor che pretendono una royalty e che quindi ci forniscono il software di gestione pretendendo il collegamento in rete dei database e dei libri contabili. Siamo pronti ad essere osservati?

Siamo pronti a condividere questo genere di verifiche? In sintesi, siamo pronti ad essere parte di un network, di una rete di imprenditori e non solo piccoli imprenditori autonomi? Siamo pronti a rispettare termini, scadenze e qualche altra imposizione?

Un approccio destrutturato al commercio, l’improvvisazione e l’individualismo non sono elementi congruenti con il profilo d’imprenditore nel settore del franchising. Se non siamo in grado di mettere da parte alcune delle nostre idee, se non tolleriamo ingerenze, se non siamo per il gioco di squadra, se non siamo trasparenti e non siamo favorevoli alla partnership sincera, molto probabilmente non siamo la figura d’imprenditore idoneo ad avviare un business di questo tipo.


A cura di Sabrina Ferrari Singhi
Autrice di Gestire il Negozio e Potenziare le Vendite

GUADAGNARE : Come Migliorare La Propria Efficienza Per Ottenere Più Denaro

Per guadagnare denaro occorre essere efficienti. Incrementare l’efficienza di qualcuno è il miglior metodo per aumentare il valore complessivo della sua produzione. Per incrementare l’efficienza di qualcuno occorre capire in che modo o in quali aree è diventato inefficiente e porvi rimedio.

E’ facile estrapolare i modi in cui qualcuno può non essere efficiente. Le situazioni possibili sono:
  • non essere pienamente capace di osservare il proprio ambiente diretto e indiretto in modo da trarne informazioni utili e segnali di potenziali opportunità e potenziali pericoli.
  • non essere pienamente capace di analizzare i dati ottenuti in modo da elaborare le corrette decisioni o strategie.
  • non essere pienamente capace di tramutare in azione le decisioni o strategie adottate.

Le categorie di cui sopra sono ovviamente graduali e ci rivelano vari spettri di efficienza. Potremmo avere qualcuno molto abile nello scorgere opportunità o potenziali cambiamenti all’orizzonte, ma incredibilmente deficitario nel prendere delle tempestive decisioni in quanto continuerebbe ad essere indeciso sul fare o meno la cosa.

Oppure potremmo trovare una persona molto decisa e molto abile nell’attivarsi, la quale, tuttavia, possedendo una capacità percettiva decisamente bassa, opera su informazioni scadenti o sbagliate. Le combinazioni sono molteplici.

Il primo esercizio da attuare è isolare tra le seguenti 3 aree quella debole e suscettibile di rinforzo. Le cure da attuare sono diverse a seconda di quale sia l’area da corroborare.
  • Se l’area da migliorare è quella della percezione, occorrerà capire se le nostre linee di comunicazione sono occluse o se le fonti da cui ci procuriamo le informazioni sono adeguate e sufficientemente corrette.
  • Se l’area da migliorare è la sfera decisionale, occorrerà capire se soffriamo di una carenza di dati oppure se le nostre decisioni sono subordinate ad altrui voleri o ad idoli mentali sub-coscienti (pensieri irrazionali di origine ignota, promesse fatte anni prima legate a situazioni ora inesistenti, etc.).
  • Se l’area da migliorare è la sfera dell’azione, occorrerà comprendere se gli errori passati ci pesano ancora così tanto da renderci incerti nell’agire anche quando abbiamo le idee chiare.


Ricordiamoci che una persona potrebbe avere difficoltà anche all’interno di più di un’area. Quindi la prima cosa da fare è essere onesti con se stessi e dare un voto a queste tre macroaree della nostra efficienza personale. Evitiamo di pensare, come purtroppo fin troppo spesso accade, che solamente “imbottendoci” di informazioni, di lettura di libri e corsi, diventeremo tutti perfetti uomini (o donne) di successo.

Naturalmente è utilissimo avere maggiori informazioni e maggiori conoscenze, ma queste renderanno qualcuno di “successo” solo se si avrà la capacità di decidere in modo rapido e soddisfacente e si avrà la capacità di tradurre in azioni le proprie decisioni.


A cura di Antonello Mela
Autore di La Legge del Denaro

INVESTIMENTI : Come Evitare Errori Con I Prodotti Finanziari

L’investimento in prodotti finanziari può fruttare guadagni considerevoli. Ad esempio, nell’ultimo anno e mezzo i fondi comuni di investimento basati su obbligazioni europee ad alto rendimento (high yield) hanno visto l’incremento di valore della loro quota di anche oltre il 60%.

Analogamente, come altro esempio, i fondi comuni specializzati sui titoli azionari dei paesi emergenti hanno registrato, nel medesimo lasso temporale, un guadagno di anche più del 70%. Gli investimenti finanziari presentano però sempre dei rischi e il loro esito può in diverse occasioni risultare ben diverso da quelli brillantemente positivi sopra descritti.

Il successo di un investimento è spesso ipotecato, in un senso o nell’altro, dal comportamento del risparmiatore e dai criteri, o non criteri, utilizzati nella scelta dei prodotti finanziari da includere nel proprio portafoglio e nella loro successiva gestione. In particolare, un risparmiatore dovrebbe evitare quei comportamenti errati, purtroppo invece tipici ed abituali per gli investitori inesperti, che si possono rivelare estremamente dannosi.

Uno di tali atteggiamenti è costituito dalla ‘fretta di investire’. Come si sa, la fretta è cattiva consigliera. Se si dispone di un capitale, prima di impiegarlo può essere opportuno attendere che nel mercato si creino, per il prodotto finanziario di interesse, le condizioni di prezzo potenzialmente più fruttuose. Vi sono periodi in cui il modo migliore per ‘battere il mercato’ consiste semplicemente nello starne fuori.

Un altro comportamento che può generare conseguenze spiacevoli è il ‘comprare a scatola chiusa’. Sui mercati finanziari occorre muoversi con accortezza. È importante conoscere l’andamento passato di un prodotto e la sua situazione corrente di quotazione prima di selezionarlo, in modo da poterne valutare con maggior cognizione di causa i possibili sviluppi a breve o lungo termine.

Dopo aver acquistato un prodotto finanziario, non è raro ‘rifiutarsi di credere ai propri occhi’. Ciò in genere avviene quando anziché aumentare il prezzo del prodotto scende e si rimane come ipnotizzati ad osservarne, giorno dopo giorno, l’eventuale incessante diminuzione. Sfortunatamente una simile passività operativa può portare a situazioni in cui il prezzo cali progressivamente, tanto che bisognerà attendere anche anni prima che il prodotto riveda il prezzo a cui lo si era comperato (se mai ciò avverrà).

Per scansare un simile rischio, può risultare utile stabilire preliminarmente, sulla base di opportuni criteri, una perdita massima (stop loss), che non deve essere troppo consistente, al verificarsi della quale uscire dall’investimento, salvaguardando così il grosso del capitale: dalle ferite leggere, si può guarire. Tramite il meccanismo della stop loss si potrà pertanto evitare di incorrere in una perdita ‘che non ci si può permettere’, perché di entità eccessiva.

Considerato tutto ciò, se poi invece si continui ad investire frettolosamente, a comprare a scatola chiusa ed a non credere ai propri occhi, allora sarà inutile prendersela coi mercati finanziari o col destino cinico e baro. Ce la si potrà prendere solo con se stessi.


A cura di Fausto Saldi
Autore di ‘Fondi Comuni d’Investimento’

Elenco Blog Dedicati